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Dott. Angelo Villa

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La bolla di Narciso

2024-03-17 00:00

di Gianfranco Ricci

FORT-DA numero 2/2024,

La bolla di Narciso

di Gianfranco Ricci

Se la teoria freudiana delle pulsioni appare agli occhi di molti come superata, figlia di una concezione meccanica e semplicistica, forse mitica, dell’apparato psichico, il saggio “Introduzione al Narcisismo” (1914) presenta degli spunti che, ancora oggi, ci offrono l’occasione di leggere con precisione i fenomeni culturali, sociali e comunicativi del presente.

 

Uno dei fenomeni più discussi della comunicazione e dell’interazione online è la cosiddetta “bolla”: con “bolla” si intende un aggregato omogeneo di individui che condividono opinioni simili, una visione del mondo comune, una medesima modalità comunicativa ed interpretativa della realtà. In particolare, la “bolla” sarebbe caratterizzata da una chiusura difensiva rispetto al mondo esterno e da un particolare investimento emotivo verso coloro che appartengono alla medesima bolla. Far parte di una bolla comporta l’appartenenza e la partecipazione a gruppi, solitamente online, caratterizzati dalla condivisione di contenuti tra loro omogenei e coerenti, con una certa impermeabilità rispetto a narrazioni, contenuti e opinioni difformi dal discorso dominante all’interno della bolla stessa.

 

Con l’espandersi dell’uso, ormai globale, dei social network, il fenomeno delle “bolle” è divenuto oggetto di studio e di analisi non solo da parte di esperti di comunicazione sociale e politica, ma anche da parte dei “media tradizionali”: quali sono le ragioni sociali, comunicative e politiche di questo fenomeno?

Nel 2011, Eli Pariser, autore americano e studioso delle dinamiche dell’informazione online, ha coniato il termine “Bubble effect”[1], divenuto in seguito titolo di uno dei suoi saggi: Pariser osserva come gli utenti online, nel loro uso dei social network, ricerchino informazioni vicine alle proprie opinioni, finendo col creare vere e proprie “echo chambers”[2], nelle quali le medesime informazioni rimbalzano tra i diversi utenti, amplificandosi e distorcendosi. Questi fenomeni, sviluppatisi insieme alla crescente diffusione di internet, hanno acquisito una sempre maggiore rilevanza nella ricerca sociale, psicologica e delle scienze della comunicazione con l’emergere, sempre più significativo, del fenomeno delle “fake news”: la diffusione di notizie false, tollerata e ignorata in campi considerati irrilevanti dal potere politico, è divenuta tema centrale di dibattito e confronto laddove il fenomeno si verificasse in ambiti al centro dell’azione politica, economica o sociale (come ad esempio nel caso della gestione della pandemia da Sars-Cov-2, della campagna vaccinale, delle elezioni negli Stati Uniti).

 

Il campo delle scienze sociali e cognitive cerca di analizzare questo fenomeno facendo leva su modelli centrati sul concetto di “bias” e di “pregiudizio”, declinati nelle loro diverse accezioni. A livello legislativo, sia nazionale che europeo, il dibattito appare arenarsi tra la necessità di individuare operatori capaci di svolgere la funzione di “fact checking” sulle notizie, garantendone la veridicità, e il rischio di un monopolio politico sulla certificazione dell’autenticità delle notizie: chi dovrebbe controllare il sapere?

 

Sul versante della psicoanalisi ci possiamo chiedere: come l’opera di Freud può aiutarci ad interpretare questo fenomeno?

Certo, al centro della nostra attenzione abbiamo “Introduzione al narcisismo”; solo in seguito, in saggi successivi come “Il disagio della civiltà” (1930), Freud articolerà in modo sistematico le proprie intuizioni sullo stretto rapporto tra psicologia individuale e collettiva. Tuttavia ci autorizziamo ad accostare le osservazioni di Freud sul narcisismo al tema delle dinamiche comunicative e sociali, confortati da un aforisma del padre della psicoanalisi:

 

“Nella vita psichica del singolo l'altro è regolarmente presente come modello, come oggetto, come soccorritore, come nemico, e pertanto, in quest'accezione più ampia maa indiscutibilmente legittima, la psicologia individuale è al tempo stesso, fin dall'inizio, psicologia sociale.”[3]

 

Nelle prime pagine del saggio “Introduzione al narcisismo”, Freud ci offre una prima, preziosa metafora: il narcisismo è descritto come “una delle barriere che si frappongono alla nostra possibilità di influenzarli”[4]. Freud fa riferimento alla pratica clinica coi pazienti narcisisti, considerati particolarmente difficili da sottoporre al trattamento analitico per l’impossibilità di instaurare il transfert. Il narcisismo, inserito in questo contesto nel novero delle perversioni cliniche, sarebbe uno degli ostacoli alla terapia analitica. Freud evoca il concetto di “barriera”, inteso come limite, ostacolo alla costruzione di un rapporto analitico con il paziente.

Il narcisismo stesso, inteso come “complemento libidico dell’egoismo della pulsione di auconservazione”[5] si rifletterebbe in un “distacco” tra il soggetto e il mondo esterno, tale da incapsulare il mondo psichico dell’individuo nei confini del proprio corpo.

Tale distacco, sottolinea Freud, avrebbe luogo in due direzioni fondamentali: nei confronti della realtà (fenomeno presente sia nella nevrosi che nella psicosi) oppure verso persone e cose del mondo (fenomeno che Freud riconduce prevalentemente al campo della psicosi).

Se nella psicosi quindi osserviamo un complessivo ritiro della libido, la nevrosi sarebbe caratterizzata dal ritiro dalla realtà[6] e dall’investimento oggettuale verso oggetti irreali, interni, sostitutivi di quelli che il soggetto potrebbe reperire nel mondo esterno. Tale dinamica si tradurrebbe nel prevalere della fantasia nella vita psichica, in un generale processo di introversione.

 

Queste prime coordinate individuate da Freud ci offrono un preciso orientamento per avvicinarci al fenomeno della “bolla”: il carattere di chiusura e compattezza che caratterizza la bolla, animata internamente dagli scambi tra gli utenti, riflette, su scala sociale, la dinamica della libido per come Freud la descrive.

Possiamo leggere l’investimento emotivo sul gruppo, inteso in senso bioniano come gruppo messianico, coeso dalla condivisione di un medesimo orizzonte di senso e di scopo, come una delle forme dell’amore.

Ne troviamo conferma nel “Simposio” di Platone e nel commento che ne fa da Enrico Redaelli nel suo saggio su Judith Butler[7]: è Eros il dio che organizza la prima forma del sapere. Così, l’amore costituisce un fondamentale vincolo di appartenenza e di costruzione di un sapere condiviso.

L’esibizione di questo sapere, attraverso la condivisione di contenuti, like e commenti rappresenta un compito fondamentale per la sopravvivenza della bolla e il raggiungimenti dei suoi scopi. In termini freudiani, sarebbe in gioco la trasformazione degli oggetti irreali, fantasmatici, in oggetti reali, allargando la bolla al globo, facendo della bolla il mondo nel suo complesso.

 

Il tema della soddisfazione, centrale nella dinamica delle pulsione, rappresenta un ulteriore strumento a nostra disposizione. Freud sottolinea la centralità delle zone erogene, le aperture del corpo legate alla soddisfazione dei bisogni e al contatto col mondo esterno. La manipolazione e la dinamica di apertura e chiusura delle zone erogene riflette da una parte l’azione repressiva della Civiltà (per opera degli agenti dell’educazione, in primo luogo i genitori) e dall’altra la pulsazione che caratterizza il moto della pulsione. L’eccitazione, l’ “erogenicità” del corpo e la ricerca della soddisfazione vede nella riduzione della tensione il proprio fine.

All’interno della bolla, sono i temi che la fondano a regolare l’eccitazione e la sua scarica. La pulsione è veicolata dai temi che aggregano i membri della bolla: l’odio per lo straniero, per il diverso, per l’omosessuale, per le politiche inclusive e di genere, per l’ambientalismo.

È proprio la stimolazione di queste “zone erogene” della bolla ad animarne la scarica: veri e propri elementi privilegiati, ad essi si lega, in una logica di ripetizione, l’emergere della violenza in un momento di esaltazione collettiva nei quali l’insulto, l’attacco e la minaccia contro il nemico comune assurgono a vero e proprio rituale condiviso.

 

Freud sottolinea inoltre come la pulsione e il narcisismo siano fattori decisivi all’interno del conflitto che anima l’apparato psichico: la lotta tra le imposizioni della Civiltà, l’etica  e le pulsioni si riflette nell’azione censoria e difensiva della rimozione. Se l’Io si protegge dalle pretese dell’Es, cercando di allinearsi alle richieste della Civiltà, è per la necessità, osserva Freud, di avvicinarsi all’ideale: “la formazione di un ideale sarebbe da parte dell’Io la condizione della rimozione”[8], afferma.

L’Io ideale per Freud non sarebbe che il sostituto del narcisismo infantile oramai perduto: nell’ideale il soggetto ricercherebbe quell’amore e quell’abbondanza di elementi positivi e desiderabili che ora gli mancano, frutto del processo di idealizzazione che si accompagna all’investimento libidico sull’oggetto.

Il trasferimento della libido sull’oggetto, commenta Freud, non determinerebbe una trasformazione di quest’ultimo, bensì un’amplificazione delle sue caratteristiche, in un parossismo di mera esaltazione.

 

Nella bolla contemporanea vediamo invece un ribaltamento di questo processo.

La volontà di scarica, la ricerca di soddisfazione resa legittima dalla sua condivisione tra i membri della bolla, determina un attacco a qualsiasi imposizione esterna. Lo vediamo in maniera chiara nel dileggio e nel ribaltamento della categoria del “politicamente corretto”, divenuto, ironicamente, sinonimo di ipocrisia.

Se il soggetto freudiano, figlio di una società vittoriana edipica, vedeva nell’azione repressiva superegoica una forza superiore con la quale fare i conti conformandosi, il soggetto contemporaneo invece pare autorizzarsi ad applicare una forma alternativa della legge. Facendo riferimento al paradigma lacaniano del tramonto del padre, possiamo osservare l’imporsi di una nuova legge, legata questa volta alla centralità del godimento e non alla sua repressione: dal divieto del godimento quindi alla sua imposizione. “Godi!” sarebbe, come sottolinea Lacan, la cifra di questa nuova legge[9].

Ogni forma di legge esterna, compresa quella dello Stato e delle convenzioni, appare come una forma ipocrita di sottrazione del godimento: l’unica legge riconosciuta è quella coerente con il programma che la bolla persegue; ogni ostacolo e ogni vincolo appaiono come manifestazioni ostili, elementi da rimuovere davanti all’unica e sola verità: la volontà della bolla, incarnata ed esplicitata nella voce e nei gesti del suo leader.

 

Veniamo qui alla parte conclusiva del saggio introduttivo di Freud sul narcisismo.

Le ultime righe di Freud sono infatti dedicate all’applicazione di quanto osservato nelle dinamiche individuali della libido alla realtà sociale e delle masse.

Freud evoca la figura del leader carismatico, che appare come una bozza del lavoro più ampio su questo tema che troverà spazio in “Psicologia delle masse e analisi dell’Io” del 1921.

 

Cosa la folla ama? Ciò che è amato, per Freud, è “ciò che manca all’Io per raggiungere il suo ideale”[10]. Il leader si erge come interprete, come elemento mancante, tassello necessario per offrire alla massa il suo completamento ideale.

Il leader si fa catalizzatore e megafono, oggetto causa del desiderio della folla: grazie alla sua guida, gli ideali della folla, intesi da Freud, a inizio Novecento, nella triade famiglia – ceto – nazione, trova riparo da quelle forze che minacciano l’ordine costituito.

Ecco che, anche nella bolla, la parola del leader non emerge se non nella forma dell’amplificazione del noto, del sapere condiviso dalla sua base. Nelle parole del Capo, la bolla trova l’eco dei propri pensieri, amplificati e tradotti in azione, in un coerente e ripetitivo orizzonte di senso.

Il legame tra il Capo e la sua base, folla o bolla che sia, si articola, come abbiamo visto, sul registro del senso e dell’amore. Ne abbiamo un esempio clamoroso nei fatti, tragici e surreali, di Capitol Hill del gennaio 2021.

Mentre nelle sale del Campidoglio il Vice Presidente degli Stati Uniti, Mike Pence, presiede l’assemblea che sta ratificando il risultato elettorale che ha premiato i democratici e Joe Biden, Donald Trump, candidato sconfitto, tiene un comizio. In questa prima fase, le parole del leader infiammano la folla, benché note e a lungo ripetute: “ci hanno rubato le elezioni, non permettiamo loro di portarcele via. Non ci arrenderemo mai, non concederemo mai la vittoria”. L’invito del leader è accolto dalla folla-bolla che, benché in assenza di qualsiasi riscontro terzo rispetto alle affermazioni del leader, cerca la “propria” giustizia, violando il perimetro del Campidoglio e scemando nella sale, in un vero e proprio moto di profanazione di un luogo sacro della democrazia americana.

Davanti alla costernazione dell’opinione pubblica, Trump è invitato a richiamare all’ordine i manifestanti; lo fa con parole d’amore e di comprensione: “L’elezione ci è stata rubata, ma dovete andare a casa. Non vogliamo che nessuno resti ferito. Andate a casa, siete persone molto speciali, siete persone brillanti, vedremo cosa accade”, conclude Trump in messaggio ormai tardivo.

La natura elettiva del rapporto tra il leader e la sua massa – bolla è confermato, proprio durante questo episodio dall’intervento di Alyssa Farrah, ex direttrice della comunicazione della Casa Bianca durante la Presidenza Trump; in un tweet pubblicato durante i tragici fatti di Capitol Hill, Farrah ha invitato Trump ad intervenire: “Condanna quanto sta accadendo Donald Trump, sei l'unico che ascoltano. Fallo per il Paese”.

 

Il testo freudiano, nonostante gli oltre cento anni passati dalla pubblicazione, mostra ancora oggi tutta la sua vitalità e il suo potenziale: l’opera di Freud, lungi dal rappresentare un sapere chiuso e codificato, rappresenta invece un esempio di come sia possibile tentare, come direbbe Lacan, di bordare il reale, di avvicinare la Cosa.

 

Bibliografia:

  • Freud Sigmund, a cura di Cesare Musatti, 1985, “Introduzione al narcisismo” (1914), in Opere, Vol. VII, Totem e tabù e altri scritti, 1912-1914, Bollati Boringhieri;
  • Freud Sigmund, a cura di Cesare Musatti, 1979, “Psicologia delle masse e analisi dell’Io” (1921), in Opere, Vol. IX, L’Io e l’Es e altri scritti, 1917-1923, Torino, Bollati Boringhieri;
  • Lacan Jacques, Lacan Jacques, a cura di Giacomo B. Contri, “Kant con Sade”, in Scritti, Vol. II, Torino, Einaudi;
  • Pariser E., The Filter Bubble. What The Internet Is Hiding From You, Londra, 2011 (trad. it. Il Filtro. Quello che Internet ci nasconde, Milano, 2012);
  • Redaelli Enrico, 2023, Judith Butler, Feltrinelli Editore, Milano;
  • Ziccardi G., Tecnologie per il potere. Come usare i social network in        politica, Milano, 2019;


 

[1]    Pariser E., The Filter Bubble. What The Internet Is Hiding From You, Londra, 2011 (trad. it. Il Filtro. Quello

che Internet ci nasconde, Milano, 2012);

[2]    Ziccardi G., Tecnologie per il potere. Come usare i social network in politica, Milano, 2019;

[3]     Freud Sigmund, a cura di Cesare Musatti, 1979, “Psicologia delle masse e analisi dell’Io” (1921), in Opere, Vol. IX, L’Io e l’Es e altri scritti, 1917-1923, Torino, Bollati Boringhieri cit. pag.261;

[4]     Freud Sigmund, a cura di Cesare Musatti, “Introduzione al narcisismo” (1914), in Opere, Vol. VII, Totem e tabù e altri scritti, 1912-1914, Bollati Boringhieri, cit. pag. 444;

[5]     Ibidem.

[6]     Concetto espresso da Freud nel saggio del 1924 intitolato “La perdita della realtà nella nevrosi e nella psicosi”;

[7]     Redaelli Enrico, 2023, Judith Butler, Feltrinelli Editore, Milano;

[8]     Freud Sigmund, a cura di Cesare Musatti, “Introduzione al narcisismo” (1914), in Opere, Vol. VII, Totem e tabù e altri scritti, 1912-1914, Bollati Boringhieri, cit. pag. 464;

[9]     Lacan Jacques, Lacan Jacques, a cura di Giacomo B. Contri, “Kant con Sade”, in Scritti, Vol. II, Torino, Einaudi;

[10]   Freud Sigmund, a cura di Cesare Musatti, “Introduzione al narcisismo” (1914), in Opere, Vol. VII, Totem e tabù e altri scritti, 1912-1914, Bollati Boringhieri, cit. pag. 471;

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